La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
distaccò dal fianco della fregata, e tosto venne raggiunta da una scialuppa e da un'altra, lucicanti di oro e festose del nazionale stendardo. I
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immoti, accompagnàndole con gli occhi intensi di sguardo. Quantunque, corrotti il palato dal pimento dei vizi, male potèssero assaporare la tenuità di un
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, fu, innanzi tutto, deciso di mèttere insieme una specie di capannone. Detto fatto, èccoli all'opra. Si ripèscan dal sonno i più al fondo, e da ogni
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ànimo e dal dubbio della lor meta, dubbio peggiore della più amara certezza, e dalla brama cupa, senza speranza, della vendetta. Il caldo tramonto parèa
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dai? - tornò a chièdere Mario; e dal velluto della sua voce già lampeggiava l'acciajo. - No! - ripicchiò Gualdo risolutìssimo. Il Nebbioso lanciògli un
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attendèvala anche dal grembo di Tecla, ma d'ambe le parti, più che la messe, era atteso un pretesto allo sfogo degli odii - quel tale pretesto, che
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guadagnarsi la esistenza dal suolo, e da Forestina la vita. Mario non andava a cercare quale sorta di affetto unisse alla ragazza lui, non l'osava. Amore
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confidenziuccie a degli invisìbili èsseri, e cinguettando sogni, finì a reclinare, accarezzata dal sonno, la flava testina sul dorso paziente del cane, ella ed
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che si sentisse che poteva durare. E, d'ogni intorno, si bisbigliava di un capo, si bisbigliava di leggi. Tutti assieme, dal dì dello sbarco, i
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! temeva le proprie. Vedendo quell'angioletto dal latteo àlito e dalle succose carnine, che, benchè ignaro del male, gustava il bene, egli fu astretto
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parte dal cuore, e il cuore di un padre non può maledire. - Ma io - fe' disperato il Nebbioso - io ... Còpriti il volto, o fanciulla! ... ho ucciso il
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Gualdo non gli lasciàvano tregua, gli penetràvano nella pupilla, invano difesa dalla palpèbra, lo raggiungèvano nella coscienza, difesa invano dal